Resana

Resana

Le origini storiche sono incerte e difficilmente collocabili nel tempo. Il ritrovamento in Resana ed in centri vicini di reperti archeologici dell'età paleoveneta fa comunque presupporre fin da allora l'esistenza di insediamenti umani.

Peculiarità

E’ nella frazione di Castelminio, in prossimità delle "motte" (terrapieni di modesta entità, tuttora in parte esistenti) che durante lavori di aratura sono venuti alla luce frammenti di grossi vasi di materiale ceramico, certamente di epoca preromana.
Le "motte" furono i luoghi prescelti per l'insediamento di gruppi umani in epoche molto remote; questo ritrovamento avvalora quindi l'ipotesi della presenza dell'uomo fin dall'epoca paleoveneta. (La zona è stata interessata da una recente campagna di scavi che ha confermato la presenza di reperti di notevole interesse storico).
Sono state la vicinanza del vecchio corso del Muson, e le caratteristiche stesse della zona, umida, ricca di risorgive e di luoghi boschivi (ne sono la riprova alcuni toponimi tuttora esistenti: via Boscalto, via Boschi, loc. Prai, Via Palù, via Bassa) ad offrire le condizioni ambientali scelte da popolazioni dell'epoca preromana dedite alla vita campestre.
Di epoca sicuramente romana sono reperti archeologici (idrie ed anfore, generalmente adibite al trasporto di olio, vino e frumento) rinvenute lungo alcuni viottoli di campagna, sempre a Castelminio. L'arrivo in queste terre dei romani, che portarono con sé abitudini e necessità diverse, cambiò radicalmente la struttura del territorio. In Resana si conservano ben evidenti tracce della centuriazione romana.
E’ di epoca romana l'importante asse viario costituito dalla strada consolare Aurelia (da C.Aurelio Cotta, 75 a.C.) che collegava l'antica Patavium (Padova) con Acelum (Asolo). Della strada antica persistono ancora in Resana brevi tratti di ciottolato (via Antica Loreggia). La Via Aurelia rappresentava il cardo massimo, ortogonale al decumano massimo, costituito dalla Via Postumia (realizzata nel 148 a.C. circa), che si estendeva poco a Nord di Resana, altro importante asse viario, che attraversando tutta l'Italia Settentrionale collegava Genova ad Aquileia. A seguito della centuriazione operata dai Romani si fece più consistente l'insediamento umano, con interventi di disboscamento e bonifica che modificarono radicalmente, ricuperandolo alla coltivazione, il territorio.
In Resana, all'altezza dell'attuale località "al Gallo”, la Via Aurelia proveniente dall'attuale Asolo, mutava leggermente direzione, piegando verso Ovest per raggiungere Padova; e gli studiosi affermano che proprio in questa zona vennero a insediarsi i primi gruppi organizzati di abitanti. Anche se non sussistono resti di alcun genere, vari documenti storici parlano di un castello (e chiesa) di Resana (località Castelier, ora Castellari) e del castello di "Brusaporco” (da cui l’attuale denominazione di Castelminio).
Successivamente alla caduta dell'impero romano, le sorti di Resana si uniscono a quelle della Castellana. La zona è interessata dalla calata di popolazioni nord-orientali straniere ("barbari").
Più certe sono le notizie storiche su Resana a partire dall'XI° secolo, in buona parte presenti in documenti dell'archivio della Curia Vescovile. Le "ville" (termine con cui si indicavano i paesi di allora) di Resana e Brusaporco sono più volte citate in documenti vescovili. Interessante è un elemento contenuto nella bolla papale del 1152, dalla quale emerge che il Vescovo di Treviso possedeva il "Castrum de Resana, cum villa et foresto, et omnibus pertinentiis suis" (il Castello, il villaggio e tutte le adiacenze). Castello che costituiva la dimora estiva del Vescovo.
Fatto importante questo, e unico in tutta la marca trevigiana, che conferiva grande importanza ai possedimenti in Resana per l'interesse economico che ne derivava.
Analogo ruolo ha Castelminio, che pur privo di “foresto”, ebbe rilievo per la collocazione geografica strategica e per la natura stessa del terreno, ricco di acque, di zone boscose e di altre molto fertili.
Il vescovo di Treviso è investito su questi possedimenti del potere di "duca", avendone piena giurisdizione, e a Castelminio invia un suo avogaro, scelto nella casa dei Tempesta.
In Castelminio ebbe dimora anche la famiglia Marta (“ casa Marta” è tuttora esistente), scesa dalla Germania intorno al 1014, assieme a quella dei Tempesta. La famiglia Marta scelse come proprio emblema il porco (o cinghiale).
Il castello di Brusaporco fu distrutto intorno al 1325, a seguito della congiura contro la città di Treviso attuata da Artico Tempesta. Numerosi documenti riportano la successione cronologica dei titolari del possesso della "villa de Resana" e del "castello de Brusaporco" e dei loro "feudi”.
La caduta del Comune di Treviso e l'avvento della signoria Veneta (1339) non portò immediati cambiamenti in Resana. Gli estimi del '500 consentono di riscontrare in Resana la prima presenza di nobili veneziani che vi avevano possedimenti (terreni e "case di villa").
Vie di comunicazione e caratteristiche del territorio, a marcata propensione agricola, accompagnarono per i secoli successivi lo sviluppo di Resana.
Nelle epoche seguenti (napoleonica, austriaca, Regno d'Italia) si confermò per Resana la peculiarietà di paese a vocazione agricola. Diventò Comune, appartenente al mandamento di Castelfranco, con decreto napoleonico del 22 dicembre 1807; raggiunse l'assetto attuale, comprendendo le frazioni di Castelminio e di S.Marco, solo però con il Regno d'Italia nel 1866.
Verso i primi anni del 1900 due sono i fenomeni meritevoli di essere citati: l'inizio di una forte emigrazione (soprattutto verso l'Argentina, il Brasile, l'Australia) e l'istituzione di due associazioni locali, nate dalla riconosciuta necessità di aggregazione sociale: la "Società di Mutuo Soccorso" tra contadini e operai(1904) e successivamente l' “Unione Professionale Resanese del Sindacato Veneto Lavoratori della Terra” (1912). In questa vicenda, dalla quale si possono interpretare condizioni economiche di grande difficoltà e quindi necessità di “unione”, Resana si trova accomunata alla vicina Loreggia dove viveva un personaggio di grande interesse quale Leone Wollemborg.
Nel novembre 1908 venne inaugurata la linea ferroviaria Venezia Bassano, con stazione anche a Resana, iniziativa favorita dal nobile Ernesto di Broglio, allora ministro del Regno, assieme al Wollemborg.
Alla fine del primo conflitto mondiale il paese si trovò ulteriormente indebolito nelle sue risorse; le possibilità di ripresa erano minime e ai giovani non restava che l'amara scelta dell'emigrazione. Fu ancora l'America Latina a far da richiamo ma anche Francia, Belgio e, per occupazioni stagionali nell'agricoltura, le più vicine Lombardia e Piemonte costituirono paesi di emigrazione per i Resanesi.
La vicina Castelfranco intanto viveva con le sue industrie manifatturiere un momento felice, offrendo possibilità di occupazione anche ai Resanesi. Un ulteriore periodo di forte emigrazione si ebbe soprattutto nel decennio 1950 - 1960, in cui si registrò una consistente diminuzione del numero di abitanti.
Australia, Canada, Argentina Francia, Svizzera, Belgio furono i paesi di destinazione. Ma si può dire che non esista paese al mondo che non abbia ospitato Resanesi alla ricerca di riscatto.
E’ solo dopo il 1960 (conseguentemente ad alcune situazioni di crisi che colpirono la grande industria manifatturiera del centro castellano) che Resana vide aprirsi le prospettive per un proprio sviluppo artigianale e industriale. Il fenomeno si accentuò a partire dal 1970 con l’inizio di un periodo di vivacità imprenditoriale davvero sorprendente (il 75% delle attuali aziende ha avuto origine dopo il 1975).
In questa fase di sviluppo le imprese si distribuirono su tutto il territorio; molti fabbricati rurali divennero laboratori artigianali e in vari punti del territorio si insediarono importanti attività industriali, dando il via ad una rapida ripresa economica. I settori sono i più diversi, con prevalenza nell’artigianato del settore edile (muratori e pittori, ma anche attività collegate all’edilizia quali l’impiantistica elettrica ed idrotermo-sanitaria, la falegnameria); l’industria ha visto il consolidarsi di aziende leader a livello nazionale ed addirittura internazionale (lampadari, lavorazione del legno, chimica, editoria, rasaerba, arredo urbano, termoidraulica, editoria e stampa) che offrono possibilità di occupazione non solo ai resanesi, ma anche ai residenti in centri contermini. Da un punto di vista statistico Resana risulta essere uno dei comuni della Provincia di Treviso in cui è più elevato il rapporto tra abitanti ed imprese: una attività produttiva ogni 12 abitanti. Nel solo settore dell’artigianato alla data del 31 dic. 2000 sono presenti 310 imprese.
In anni più recenti ha avuto forte impulso anche l'attività commerciale, per la presenza di vie di traffico importantissime, che, oltre a quella locale, garantiscono una clientela proveniente dall'esterno. Accanto a strutture di piccole dimensioni si sono sviluppate anche grandi punti vendita (abbigliamento, calzature, alimentari) che esercitano il loro richiamo su un bacino di utenza molto vasto. Nella fase dello sviluppo delle attività produttive l’agricoltura è rimasta soltanto attività residuale e praticata da pochi; negli ultimi anni tuttavia anche in questo settore si registra una ripresa, soprattutto per l’affermarsi di colture specializzate, ortaggi (radicchio, asparago, colture biologiche) in modo particolare, che offrono buone prospettive di guadagno.
Negli ultimi anni l'edilizia abitativa ha avuto un forte impulso, con la realizzazione di numerosi interventi che hanno portato ad un consistente sviluppo demografico tuttora in atto.
Interessante è il ruolo dell'associazionismo con la presenza di associazioni spontanee che interessano praticamente tutti i settori: sociale, sportivo, ricreativo, culturale. Il sorgere è stato favorito dalla buona disponibilità di strutture (parrocchiali e comunali), dalle migliorate condizioni economiche e dalla maggiore disponibilità di tempo libero della popolazione. Molte associazioni hanno matrice cristiana o si ispirano al principio della solidarietà umana (SCOUTS - ACR - AVIS - AIDO -ANSPI - SCHOLAE CANTORUM), altre operano in settori specifici (gruppi culturali e sportivi) in modo continuativo, altre ancora, soprattutto nel settore ricreativo, si fanno carico della organizzazione di iniziative e manifestazioni che offrono occasioni di incontro, e di solidarietà tra i cittadini.
Piuttosto vivace è l’attività culturale, sia per le iniziative realizzate dall’Amministrazione Comunale che per quelle di vari Gruppi locali. Il Centro Culturale, che da anni porta avanti una intensa attività espositiva (pittura, scultura, fotografia, ecc.), è un punto di riferimento fisso per gli appassionati di arte.
Con cadenza biennale vengono organizzati un concorso nazionale di Poesia (Premio “Lectura-Città di Resana”) e di Fotografia.
Presso la frazione di S. Marco nei mesi di dicembre e gennaio viene realizzata la mostra internazionale di Presepi.

Nel corso dell’Ottocento, l’assetto amministrativo muta ripetutamente. Nel 1807 vi sono due sedi comunali: Cavasagra (frazioni: Barcon e Fossalunga); Vedelago (frazioni: Albaredo, Casacorba, Fanzolo). Nel 1810 altro cambiamento: Fossalunga sede comunale (frazioni: Barcon, Cavasagra); Albaredo (frazioni: Casacorba, Vedelago); Fanzolo è annessa al comune di Castelfranco. Dal 1819 al 1846: Vedelago comune (frazioni: Barcon e Fanzolo); Albaredo comune (frazioni: Casacorba, S. Marco e Campigo); Fossalunga comune (frazione: Cavasagra). Dal 1846 al 1866, si conferma l’ordinamento precedente, ad eccezione per il comune di Albaredo che perde Campigo e S. Marco ed acquisisce la frazione di Brusaporco (oggi Castelminio). Dopo l’unione del Veneto al Regno d’Italia per effetto del plebiscito dell’ottobre 1866 e sino al 1871 i comuni si riducono a due: Vedelago con Barcon e Fanzolo, Cavasagra con le rimanenti frazioni dell’attuale comune. Finalmente nel 1872, non senza contrasti, Vedelago diventa capoluogo di comune nell’assetto odierno.

(testo a cura di Giacinto Cecchetto)